"La persona più facile da
ingannare siamo noi stessi".
(Edward Bunker)
Abbiamo visto nel precedente articolo (Cosa vuole dire essere se stessi? Cosa mi rende la persona che sono?) come il nostro sistema cerebrale sia costruito e si ristrutturi costantemente per rispecchiare in ogni istante il nostro essere. Grazie alla plasticità neurale è possibile cambiare, sia le nostre credenze, che il nostro modo di fare, di percepirsi, di agire... Ma nella realtà pratica non è così semplice. Tendiamo infatti a mantenere e riproporre certi schemi, proprio perché ormai consolidati. Cambiare comporta infatti un grosso spreco di energie sia fisiche che mentali, e il nostro, se così si può dire, "sistema di risparmio cerebrale", ci spinge costantemente a ripercorrere le vecchie strade che si sono mostrate funzionali in passato. E qui sta l'inghippo. Non è infatti detto che un tentativo di soluzione funzionale, adottato in passato per un problema analogo a quello che dobbiamo affrontare, funzioni anche nel presente. Allora spinti dalle nostre credenze e autoinganni, continuiamo a metterlo in atto, anche se al momento non funziona. E' molto più comodo insistere così, che cercare un'alternativa. Per di più, continuando ad utilizzarlo, andiamo a rinforzare fisicamente degli schemi cerebrali che al momento non funzionano, per la risoluzione del problema emergente, finendo per complicarlo sempre di più. Queste riflessioni ci permettono di introdurre il concetto di tentata soluzione.