“La funzione della profezia
non è di predire il futuro,
ma di crearlo".
J. A. Barker
Cassandra, figlia di Priamo, re di Troia, sedusse e fece innamorare di se Apollo, che le dette il dono della profezia in cambio del suo amore. Quando lei si rifiutò di concedersi, Apollo si infuriò, e sputandole sulle labbra, la punì facendo si che le sue profezie fossero sempre volte alla sventura e restassero inascoltate. Negli anni a venire Cassandra profetizzò innumerevoli catastrofi, come il cavallo di Troia, o la morte di Agamennone, ma nessuno volle mai ascoltarla, e fu addirittura additata come profeta di sventura e quindi mal vista.
Questa figura mitologica, con un destino piuttosto triste, ricorda molto una condizione vissuta quotidianamente da coloro che soffrono appunto della “Sindrome di cassandra”, o che in modo un po’ più “moderno” definirei ossessivo-paranoici. In particolare con tale definizione, si indicano tendenzialmente coloro che formulano ipotesi pessimistiche, e temono di non poter fare nulla per evitare che si verifichino. Anzi spesso e volentieri temono talmente tanto la realizzazione di un evento futuro da mettere in atto una serie di azioni che finiscono per far concretizzare la tanto temuta profezia iniziale. In questo caso si parla di profezia che si autorealizza.