Chi di noi non si è chiesto come vedono i
nostri amici animali?
A tal proposito girano da anni leggende metropolitane che la scienza moderna ha man mano smentito. Ad esempio un luogo comune, sfatato da studi recenti, vede il toro come molto sensibile al colore rosso, per questo il drappo sventolato dai toreador è di quel colore. In realtà i bovini
non percepiscono le lunghezze d’onda appartenenti allo spettro rosso, quindi con molta probabilità ad attirarli e farli infuriare è solamente il movimento del drappo (non vedono in bianco e nero).
Naturalmente ogni animale possiede un
sistema visivo sviluppatosi in maniera differente in relazione all’ambiente e
alle condizioni fisiche in cui si è evoluto. Per questo la natura ha dotato il
falco di una vista acutissima, capace di individuare un particolare in
movimento da 1km di distanza, ho fornito ai gatti, che cacciano prevalentemente
di notte, la possibilità di vedere chiaramente anche con pochissima luce a
disposizione.
Da qualche anno i ricercatori, sono
riusciti a determinare il modo in cui il cane vede il mondo.
Come detto prima ciascun animale ha una
vista strutturata ad hoc dalla natura per permettergli di interagire al meglio
(e quindi sopravvivere e riprodursi) con il mondo che lo circonda. Partendo da
questo assunto risulta chiaro che il cane non può vedere come un essere umano.
La differenza sostanziale sta nel fatto, che l’uomo è strutturato fisicamente
per muoversi nel mondo durante le ore diurne, i canidi invece cacciano e
svolgono le loro attività anche di notte. Va inoltre considerato che gran parte
della “lettura del mondo” è affidata all’organo olfattivo che rappresenta il
loro senso più sviluppato.
Anche se le dinamiche di funzionamento gli organi
visivi sono analoghe ai nostri, si riscontrano differenze fisiche sostanziali
che ci portano a vedere il mondo in maniera molto diversa. In particolare le più marcate, sono
relative alle ampie dimensioni della pupilla, ai mezzi diottrici, alla presenza
del tappeto lucido e alla struttura fotosensoriale.
Differenze fisiche dell’occhio tra cane e uomo
Cristallino
Il cristallino, che ha la funzione di curvarsi, spinto
dai muscoli ciliari, per proiettare sulla retina l’immagine a fuoco, nel cane
possiede meno mobilità che nell’uomo. Questo comporta una maggiore difficoltà
nel mettere a fuoco gli oggetti vicini, che viene però compensata da una
maggiore curvatura e spessore della cornea.
Cornea, pupilla, tappeto lucido
Le maggiori dimensioni della cornea (più sferica della
nostra), della pupilla (che aprendo di più il diaframma fa passare più luce) e
la presenza del tappeto lucido (strato riflettente che aumenta la quantità di
luce catturabile dalla retina), conferiscono all’occhio del cane la capacità di
catturare molta luce. Questo gli permette di vedere bene anche in piena notte con bassa luce diffusa fornita
dalla luna, ma limita la possibilità di discriminare i particolari.
Visione della profondità
Come possiamo osservare in figura, la posizione degli
occhi nel cane, conferisce una più ampia visione laterale, ma limita l’apertura
dell’angolo di visione frontale utile alla percezione della profondità.
Struttura della retina
La luce che vediamo è composta, fisicamente parlando, da onde
elettromagnetiche con lunghezza d’onda (la distanza tra un picco e un altro
nell’onda) comprese tra 400 e 700 nm. Sotto i 400 nm fino a 10 nm si estende la
luce ultravioletta al disotto della quale si trovano i raggi x. Al di sopra dei
700 nm si trova la radiazione infrarossa, fino a 0,4 mm, oltre la quale si
estendono le microonde.
Spettro
delle onde elettromagnetiche a noi visibili con la graduazione per colore nelle
varie lunghezze d’onda.
Quindi in realtà i colori che vediamo non rappresentano
propriamente l l’oggetto osservato, ma i fotoni che tale oggetto assorbe e
riflette. Ad esempio, il nero è tale perché assorbe tutti i colori dello
spettro visibile (per questo le automobili nere d’state, sotto al sole, sono
più roventi delle altre), il bianco invece non ne assorbe nessuno (ecco perché
nei luoghi caldi come Grecia o Sicilia le abitazioni sono spesso colorate di
bianco).
I fotorecettori posti sulla retina non sono altro che
“antenne” che sia attivano nel momento in cui le onde elettromagnetiche con la
lunghezza d’onda giusta le colpiscono. Nell’uomo ci sono 4 tipi di
fotorecettori, i bastoncelli, e tre tipi
di coni . I primi, non percepiscono i colori (in condizione crepuscolare
vediamo in bianco e nero), sono posti soprattutto ai margini della retina e
vengono utilizzati per la visione notturna (nel cane sono molto più numerosi). I
coni invece posti nella zona centrale della retina sono utilizzati per la
visione diurna e sono chiamati L, M, S. Questi tre tipi si differenziano perché
si attivano in particolare in presenza di lunghezze diverse, rispettivamente a
560, 530 e 440 nm. Solitamente vengono definiti (anche se in maniera un po’
impropria) recettori del rosso, del verde e del blu. La combinazione di questi
tre colori di base ci fornisce la possibilità di osservare la vastissima gamma
dei colori che ci circondano.
Nella retina del cane si trovano invece solo due tipi di
coni e in particolare relativi alla recezione delle lunghezze d’onda del blu e
del giallo rispettivamente a 429 e 555nm.
Questa mancanza conferisce al cane una visione dei colori rispetto a noi
“daltonica”. Le scale del rosso gli appaiono come sfumature più o meno chiare di
giallo. Tutti i verdi in tonalità di grigio. Seguendo i criteri emersi negli studi
pubblicati dal Dr. Plonsky nel 1998 è stato possibile elaborare graficamente la
scala cromatica visibile dai canidi (comparata con quella umana).
Spettro elettromagnetico del Dr. Plonsky, 1998
Le foto seguenti sono rielaborate tenendo conto di tutti
gli elementi sopradescritti per cercare di rendere al meglio il modo in cui i
nostri amici cani vedono il mondo.
Un’ultima riflessione.
Guardando le immagini viene subito da pensare: “povero il mio cane,
perdendosi tutta questa varietà di colori, vive in un mondo piuttosto piatto e
triste”… Dall’altra parte lui potrebbe obiettare:” è vero, ma adesso puoi
immaginare un po’ meglio il mondo di odori in cui sono immerso, dato che il mio olfatto
funziona decine di volte meglio del tuo, il tuo mondo è insipido”…
Bibliografia
Davidson MG, Murphy CJ, Nasisse MP: Refractive state
of aphakie and
pseudoaphakie of dogs. Am J Vet Res 54:174-177, 1993.
Plonsky, M. (1998). Science and Dog
Training. Malinois Handler. (A non-refereed national journal). Feature
article written by invitation from the editor. Full text htm
Sitografia
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