"Siamo costretti,
per rendere la realtà sopportabile,
a coltivare in noi qualche piccola follia".
(Marcel Proust)
Questo vuol dire che quello che nel senso comune viene definito rosso, viene visto nel medesimo modo da ogni persona (a meno che non sia daltonica). Lo stesso vale per gli altri cinque sensi. Certo un pizzico in un braccio, a parità di stretta, può provocare un intensità di dolore diversa in soggetti differenti, ma il tipo di esperienza provata è pressoché identica per tutti.
Sopra ho usato il termine “cervelli non patologici” non a caso. In particolare mi riferivo agli aspetti psicotici che caratterizzano la maggior parte dei disturbi mentali. Mi spiego meglio per far comprendere anche ai meno esperti. La psicosi è una lente deformante posta tra la realtà e la sua percezione, che impedisce di vedere chiaramente la verità dei fatti. Nelle psicopatolologie minori la visione psicotica è settoriale e investe solo gli ambiti inerenti al disagio mentale. Tutti sanno che un’anoressica di 35 kg si vede grassa guardandosi allo specchio, o che un ossessivo compulsivo dopo aver controllato anche per 5 volte se ha chiuso il gas, non è ancora sicuro di averlo fatto. Questi sono solo un paio di esempi per farvi comprendere cosa intendo con lente deformante. Più ambiti di vita vengono investiti dal disagio mentale più lenti si formano. I paranoici ad esempio arrivano ad inventarsi una realtà tutta loro, seguendo le proprie credenze, danno vita ai propri pensieri che gradualmente si sostituiscono alla verità. Per loro diventa reale la sensazione di potersi fidare solo di se stessi, il timore di essere giudicati, di sentirsi pedinati, rapiti dagli ufo, avvelenati... Gli schizofrenici sono gli psicotici per antonomasia, nel senso che vivono in un mondo completamente ribaltato. Tutto comincia con la fase prodromica in cui il significato del mondo inizia a mutare, ad assumere un significato diverso. In questa fase traumatica, i soggetti si rendono gradualmente conto di impazzire. Guardano una sedia ed ha la forma di una sedia ma per loro l’immagine assume un significato differente da quello che tutti conosciamo. Nella maggior parte dei casi questa lettura alterata del mondo è accompagnata dalle cosiddette voci. In pratica “sentono parlare altre persone” che non esistono in realtà, e man mano perdono letteralmente il controllo sui propri pensieri. In alcuni casi le allucinazioni divengono visive, prendendo forma nella realtà. Uno schizofrenico con allucinazioni visive su Napoleone, vede realmente Napolene materializzato davanti a se che gli parla, provate a spiegargli che non esiste...
Tutto questo aiuta a comprendere come la visione della realtà sia molto soggettiva e spesso non veritiera.
Anche se non siamo psicopatologici, la lettura del mondo è sempre mediata dal nostro essere interiore.
In particolare, guardandosi allo specchio vediamo certo la nostra immagine, ma falsata da diversi fattori. Primo fra tutti il mettersi in posa. Cerchiamo infatti (spesso inconsapevolmente) di aggiustarci nella posizione che ci rende più belli ai nostri occhi. Lo stesso avviene quando sappiamo che ci stanno per scattare una foto. In pratica cerchiamo di mostrare il nostro lato migliore, che solitamente è quello frontale (per una questione di simmetria), proprio quello che solitamente vediamo riflesso nello specchio . Inoltre data la diffusione della luce che proviene da più angolazioni, spesso piccoli difetti come rughe e occhiaie vengono attenuati rendendoci “più belli”. Molte persone asseriscono di non piacersi guardandosi allo specchio, men che meno in foto. Molto probabilmente ciò è dovuto ad una discrepanza tra la realtà dei fatti e l’immagine interna di loro stessi. Lo stesso avviene in quei giorni in cui specchiandosi non ci piacciamo proprio. Semplicemente non siamo come ci immaginiamo.
C’è un altro aspetto interessante da analizzare, cioè che le donne specchiandosi tendono a vedersi più brutte e grasse, gli uomini più belli magri e muscolosi. Questa ipotesi sembra avvalorata da recenti studi condotti in Inghilterra da una nota azienda cosmetica (vedi video sotto). E' stato chiesto a un campione di donne di descrivere il proprio volto ad un uomo che crea identikit per l'FBI. Lui che non le aveva mai viste per il loro ritratto si è basato solo sulle loro descrizioni. Successivamente, in base alle indicazioni date da una terza persona, il ritrattista ha disegnato un altro identikit della stessa donna. In tutti i casi analizzati il risultato è stato che i due ritratti erano completamente diversi. Le donne si sono descritte sempre più brutte che in realtà. Questo probabilmente è dovuto al fatto che si soffermano sui propri difetti invece che sui pregi, gli uomini fanno il contrario.
In verità comunque c’è un modo per vedere come ci vedono gli altri, cioè riguardandosi in un filmato. In questa maniera è possibile ammirarsi da diverse angolazioni, in pose naturali e con luci normali. Inoltre, per avere una prospettiva di se ancora più veritiera, in un filmato è possibile sentire anche la propria voce. E’ interessante notare come la maggior parte delle persone odi sentire la propria voce registrata, la trovano sgradevole. In realtà la voce che sentiamo nelle registrazioni è la medesima che sentono tutti tranne noi quando comunichiamo.
E voi che ne pensate? Vi piacete in foto? La vostra immagine riflessa vi piace tutti i giorni allo stesso modo? Trovate orribile la vostra voce registrata?
Sitografia immagine
http://www.ioarte.org/artisti/Fabio-Fiorese/opere/sogno-allo-specchio/
Dr. Patrick Bini
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