“La creatività è contagiosa.
Trasmettila.”
Albert Einstein
Qualche tempo fa, durante una cena in una bella serata estiva, in compagnia di amici, siamo entrati in un argomento di discussione un po’ particolare.
Nello specifico, il mio Professore Giorgio Nardone, venuto a conoscenza del mio amore per la musica, (ma non solo a livello di ascolto, citando kill Bill “chiunque ama ascoltare musica”. In realtà adoro inventare musica, mi piace pensare di avere una certa predisposizione naturale alla composizione), mi fece una domanda che li per li mi lasciò un po' interdetto, ma è stato un buono spunto di riflessione nei giorni avvenire. Mi domandò: “ ma scusa suoni con qualcuno, con un gruppo musicale, vai a fare concerti, ti esibisci”? No risposi, "o per lo meno non in questo periodo, io uso il computer e suono con quello". "Quindi aggiunse “suoni da solo davanti ad un computer, non lo trovo molto appagante” concluse lui.
Lì per lì, non riuscii a far altro che annuire. Ma nella mia testa ormai il dubbio si era insinuato, dopotutto non vedevo esattamente la cosa in quel modo, mi sentivo sminuito e un po’ colpito nell’orgoglio . Ci ho ben riflettuto nei giorni seguenti cercando di trovare e comprendere come effettivamente stessero le cose (grazie per lo spunto professore). La domanda che in particolare mi frullava per la testa era, “perché investo tanto del mio tempo libero davanti ad un computer a suonare per nessuno”? Dopo molte riflessioni credo di aver compreso…
La risposta in realtà è semplice, per me stesso, perché lo trovo appagante e divertente, in più riesco a rendere reale un qualcosa che nasce nella mia testa e che altrimenti rimarrebbe li rinchiuso. La creazione d’altronde è una cosa molto intima, mi piace moltissimo l’idea che ciò che io creo, se non lo inventassi io, con molte probabilità non sarebbe mai esistito.
L’arte è il prodotto della nostra mente che nella sua astrazione può svincolarsi dai legami con la realtà, con i limiti imposti dalle oggettività delle percezioni. Capite, non è una scoperta, come ad esempio può aver fatto Newton quando a scoperto la gravità. Non per togliere niente al suo genio, ma non è che lui la gravità l’ha inventata, già c’era, ha solo avuto un intuizione, certo geniale, ma non ha inventato nulla di nuovo, ha solo racchiuso in delle regole un qualcosa che già esisteva. Non è che prima i corpi volavano liberi nel cielo e da quando lui ha detto, no la legge di gravità fa attirare i corpi tra di loro, zak, come d’incanto tutti hanno iniziato a camminare sulla terra, non è andata così… Lo stesso naturalmente vale per tutta la scienza empirica, non si inventa nulla, ma si cerca di comprendere il funzionamento di ciò che già c’è. Nell’arte invece la mente è libera dalle costrizioni della materialità, ed ogni mente, l’immaginazione di ciascuno di noi, ha da sola la chiave unica e inconiabile per aprire una porta che altrimenti probabilmente sarebbe per sempre rimasta chiusa. Questa secondo me rappresenta la scintilla divina propria dell’uomo, la possibilità di inventare ciò che ancora non c’è. Prendiamo Picasso per esempio, un genio controverso, se la sua mente non avesse partorito le sue opere, non potrebbe mai averlo fatto qualcuno per lui, semplicemente non esisterebbero e mai sarebbero esistiti i quadri che ha dipinto. Al contrario se Newton non avesse scoperto la gravità prima o poi lo avrebbe fatto qualcuno al suo posto. Questa è la vera differenza tra lo scienziato e l’artista. E’ pur vero che i veri geni devono per forza far combaciare l’abilità nell’osservazione ad un’astrattezza di pensiero che spinge l’usualità ai limiti delle percezioni. Soprattutto oggi in cui la ricerca scientifica aggiunge ogni giorno un nuovo tassello alla conoscenza, i ricercatori devono spingere le loro doti d’astrazione a livelli sempre più alti per poter descrivere e comprendere le regole che muovono e amministrano ciò che ci circonda.
Ma torniamo a noi e al mio suonare “poco gratificante” con il computer. Non ho sicuramente la presunzione di paragonarmi ad uno dei grandi maestri della musica, credo di avere una dote certo, ma non la dote del genio, purtroppo. E allora? Sto perdendo tempo davanti ad un computer? Niente a fatto. In realtà non suono con il computer ma con me stesso. Il mio computer rappresenta solo lo strumento con il quale poter esprimere ciò che invece nasce nella mia mente. Nei secoli passati gli strumenti usati dai maestri della musica per esternare ciò che nasceva dentro di loro erano gli spartiti musicali. La sinfonia, gli intrecci melodici, i fraseggi, scaturivano dentro di loro ed essi con grande abilità riuscivano a trasferire la loro arte unica in uno spartito. Sette note, 5 righi, ma che riuscivano a sintetizzare, a dare libertà d’espressione alla loro intuizione, al loro genio. Oggi invece la tecnologia ci mette a disposizione nuovi strumenti e il computer è uno di questi. Vi lascio infatti notare che anche utilizzando il più potente programma di editing musicale che esista, senza qualcuno dietro che lo manovra, il programma non emetterebbe nemmeno un bip. Cosa succede nella mia mente quando compongo. Senza presunzione suppongo che si scatenino gli stessi processi che guidavano i grandi Mozart, Bach, Beethoven. Certo probabilmente non scriverò mai un opera che possa neppure lontanamente eguagliare le loro, però anch’io posseggo la scintilla della creazione. Dalla mia mente sgorgano melodie, addirittura a volte mi capita di immaginare un intera canzone completa di tutti gli strumenti già arrangiati e armonizzati, ognuno suona la sua parte, li sento distintamente, ne colgo la magia. Allora preso dall’entusiasmo corro al computer e strumento per strumento rendo reale ciò che solo pochi minuti prima non era altro che un idea, un pensiero intangibile, che se non fissato materialmente sarebbe svanito in pochi minuti.
Una cosa è comunque chiara non è che uno si sveglia e da un giorno all’altro diventa musicista. Coltivo questa mia passione da molti anni, la mia abilità nel suonare è frutto di anni di impegno e dedizione. Va inoltre considerato che saper utilizzare programmi specifici e professionali come Logic, o Cubase, richiede di per se un grande impegno. Insomma oltre ad essere naturalmente predisposto alla creazione ho anche coltivato negli anni tante abilità che al momento mi tornano certamente utili nel poter esprimere ciò che con le parole non può essere narrato. Questo concetto viene spesso ribadito da un mio carissimo amico, Alessio Benvenuti. Quando era piccolo era considerato un piccolo genio, uno di quelli che hanno la musica nel sangue. A 4 anni suonava nella chiesa del paese la “toccata e fuga” di Bach, cercando di allungare le gambette per spingere i pedali dell’organo. Gia a 20 anni era primo violino e primo pianoforte alla Scala di Milano. Non c’è dubbio che la natura lo abbia ben dotato con abilità innate. Tra l’altro è uno dei pochi fortunati a possedere l’orecchio assoluto. In pratica se io sul pianoforte premo casualmente 10, 15 tasti, lui riesce a riconoscere, una per una, in un istante, tutte le note che ho suonato. Inoltre sentendo una sola volta una composizione riesce ad eseguirla fedelmente come se l’avesse studiata per anni. Chiaramente certe cose non si imparano, si nasce con certe predisposizioni. E’ però vero che con l’impegno e la dedizione queste abilità possono essere incrementate anche in noi “comuni mortali”.
Ma torniamo al concetto che il mio amico ribadisce sempre. Essere un grande musicista è certo questione di predisposizione, ma ciò che più di ogni altra cosa conta è l’esercizio, l’impegno costante teso a migliorarsi. Per raggiungere certi risultati è necessario letteralmente vivere, e convivere con il proprio strumento, dedicargli amore e passione, coltivare ogni giorno l’impegno preso con lui. Il grande maestro Paganini, per ribadire questo concetto, amava dire: “se non mi esercito per un giorno me ne accorgo solo io, se non lo faccio per tre giorni se ne accorgono anche i direttori di orchestra, se non lo faccio per una settimana se ne accorgono tutti”.
Quindi è essenziale per un creativo avere insita nella propria anima la scintilla, il dono dell’astrazione e della creazione, ma lo è altrettanto il coltivare certe abilità.
Ho voluto condividere con voi lettori queste riflessioni che devo dire mi sono tornate utili per rinnovare ancora di più l’impegno di crescita personale che ho assunto con me stesso e che spero possano essere d’ispirazione anche per voi. Non è mai troppo tardi per iniziare a crescere, ma soprattutto non è necessario essere geni per aggiungere un tassello alla cultura dell’umanità, ciascuno possiede dentro di se un dono unico e irripetibile. Non lasciate che i vostri sogni, i vostri pensieri, le vostre idee, rimangano sospesi in un limbo oscuro. Non importa in quale modo sceglierete di esprimere la vostra arte, pittori, scultori, musicisti, attori, chef, scrittori, ognuno può canalizzare la propria personale scintilla nel modo a lui più congeniale, l’importante è non rimandare ancora. Le nostre potenzialità interiori non hanno limite, ma purtroppo il tempo a nostra disposizione è limitato e in questa breve parentesi è nostro dovere non sprecare la grande opportunità che ci è stata regalata.
Nello specifico, il mio Professore Giorgio Nardone, venuto a conoscenza del mio amore per la musica, (ma non solo a livello di ascolto, citando kill Bill “chiunque ama ascoltare musica”. In realtà adoro inventare musica, mi piace pensare di avere una certa predisposizione naturale alla composizione), mi fece una domanda che li per li mi lasciò un po' interdetto, ma è stato un buono spunto di riflessione nei giorni avvenire. Mi domandò: “ ma scusa suoni con qualcuno, con un gruppo musicale, vai a fare concerti, ti esibisci”? No risposi, "o per lo meno non in questo periodo, io uso il computer e suono con quello". "Quindi aggiunse “suoni da solo davanti ad un computer, non lo trovo molto appagante” concluse lui.
Lì per lì, non riuscii a far altro che annuire. Ma nella mia testa ormai il dubbio si era insinuato, dopotutto non vedevo esattamente la cosa in quel modo, mi sentivo sminuito e un po’ colpito nell’orgoglio . Ci ho ben riflettuto nei giorni seguenti cercando di trovare e comprendere come effettivamente stessero le cose (grazie per lo spunto professore). La domanda che in particolare mi frullava per la testa era, “perché investo tanto del mio tempo libero davanti ad un computer a suonare per nessuno”? Dopo molte riflessioni credo di aver compreso…
La risposta in realtà è semplice, per me stesso, perché lo trovo appagante e divertente, in più riesco a rendere reale un qualcosa che nasce nella mia testa e che altrimenti rimarrebbe li rinchiuso. La creazione d’altronde è una cosa molto intima, mi piace moltissimo l’idea che ciò che io creo, se non lo inventassi io, con molte probabilità non sarebbe mai esistito.
L’arte è il prodotto della nostra mente che nella sua astrazione può svincolarsi dai legami con la realtà, con i limiti imposti dalle oggettività delle percezioni. Capite, non è una scoperta, come ad esempio può aver fatto Newton quando a scoperto la gravità. Non per togliere niente al suo genio, ma non è che lui la gravità l’ha inventata, già c’era, ha solo avuto un intuizione, certo geniale, ma non ha inventato nulla di nuovo, ha solo racchiuso in delle regole un qualcosa che già esisteva. Non è che prima i corpi volavano liberi nel cielo e da quando lui ha detto, no la legge di gravità fa attirare i corpi tra di loro, zak, come d’incanto tutti hanno iniziato a camminare sulla terra, non è andata così… Lo stesso naturalmente vale per tutta la scienza empirica, non si inventa nulla, ma si cerca di comprendere il funzionamento di ciò che già c’è. Nell’arte invece la mente è libera dalle costrizioni della materialità, ed ogni mente, l’immaginazione di ciascuno di noi, ha da sola la chiave unica e inconiabile per aprire una porta che altrimenti probabilmente sarebbe per sempre rimasta chiusa. Questa secondo me rappresenta la scintilla divina propria dell’uomo, la possibilità di inventare ciò che ancora non c’è. Prendiamo Picasso per esempio, un genio controverso, se la sua mente non avesse partorito le sue opere, non potrebbe mai averlo fatto qualcuno per lui, semplicemente non esisterebbero e mai sarebbero esistiti i quadri che ha dipinto. Al contrario se Newton non avesse scoperto la gravità prima o poi lo avrebbe fatto qualcuno al suo posto. Questa è la vera differenza tra lo scienziato e l’artista. E’ pur vero che i veri geni devono per forza far combaciare l’abilità nell’osservazione ad un’astrattezza di pensiero che spinge l’usualità ai limiti delle percezioni. Soprattutto oggi in cui la ricerca scientifica aggiunge ogni giorno un nuovo tassello alla conoscenza, i ricercatori devono spingere le loro doti d’astrazione a livelli sempre più alti per poter descrivere e comprendere le regole che muovono e amministrano ciò che ci circonda.
Ma torniamo a noi e al mio suonare “poco gratificante” con il computer. Non ho sicuramente la presunzione di paragonarmi ad uno dei grandi maestri della musica, credo di avere una dote certo, ma non la dote del genio, purtroppo. E allora? Sto perdendo tempo davanti ad un computer? Niente a fatto. In realtà non suono con il computer ma con me stesso. Il mio computer rappresenta solo lo strumento con il quale poter esprimere ciò che invece nasce nella mia mente. Nei secoli passati gli strumenti usati dai maestri della musica per esternare ciò che nasceva dentro di loro erano gli spartiti musicali. La sinfonia, gli intrecci melodici, i fraseggi, scaturivano dentro di loro ed essi con grande abilità riuscivano a trasferire la loro arte unica in uno spartito. Sette note, 5 righi, ma che riuscivano a sintetizzare, a dare libertà d’espressione alla loro intuizione, al loro genio. Oggi invece la tecnologia ci mette a disposizione nuovi strumenti e il computer è uno di questi. Vi lascio infatti notare che anche utilizzando il più potente programma di editing musicale che esista, senza qualcuno dietro che lo manovra, il programma non emetterebbe nemmeno un bip. Cosa succede nella mia mente quando compongo. Senza presunzione suppongo che si scatenino gli stessi processi che guidavano i grandi Mozart, Bach, Beethoven. Certo probabilmente non scriverò mai un opera che possa neppure lontanamente eguagliare le loro, però anch’io posseggo la scintilla della creazione. Dalla mia mente sgorgano melodie, addirittura a volte mi capita di immaginare un intera canzone completa di tutti gli strumenti già arrangiati e armonizzati, ognuno suona la sua parte, li sento distintamente, ne colgo la magia. Allora preso dall’entusiasmo corro al computer e strumento per strumento rendo reale ciò che solo pochi minuti prima non era altro che un idea, un pensiero intangibile, che se non fissato materialmente sarebbe svanito in pochi minuti.
Una cosa è comunque chiara non è che uno si sveglia e da un giorno all’altro diventa musicista. Coltivo questa mia passione da molti anni, la mia abilità nel suonare è frutto di anni di impegno e dedizione. Va inoltre considerato che saper utilizzare programmi specifici e professionali come Logic, o Cubase, richiede di per se un grande impegno. Insomma oltre ad essere naturalmente predisposto alla creazione ho anche coltivato negli anni tante abilità che al momento mi tornano certamente utili nel poter esprimere ciò che con le parole non può essere narrato. Questo concetto viene spesso ribadito da un mio carissimo amico, Alessio Benvenuti. Quando era piccolo era considerato un piccolo genio, uno di quelli che hanno la musica nel sangue. A 4 anni suonava nella chiesa del paese la “toccata e fuga” di Bach, cercando di allungare le gambette per spingere i pedali dell’organo. Gia a 20 anni era primo violino e primo pianoforte alla Scala di Milano. Non c’è dubbio che la natura lo abbia ben dotato con abilità innate. Tra l’altro è uno dei pochi fortunati a possedere l’orecchio assoluto. In pratica se io sul pianoforte premo casualmente 10, 15 tasti, lui riesce a riconoscere, una per una, in un istante, tutte le note che ho suonato. Inoltre sentendo una sola volta una composizione riesce ad eseguirla fedelmente come se l’avesse studiata per anni. Chiaramente certe cose non si imparano, si nasce con certe predisposizioni. E’ però vero che con l’impegno e la dedizione queste abilità possono essere incrementate anche in noi “comuni mortali”.
Ma torniamo al concetto che il mio amico ribadisce sempre. Essere un grande musicista è certo questione di predisposizione, ma ciò che più di ogni altra cosa conta è l’esercizio, l’impegno costante teso a migliorarsi. Per raggiungere certi risultati è necessario letteralmente vivere, e convivere con il proprio strumento, dedicargli amore e passione, coltivare ogni giorno l’impegno preso con lui. Il grande maestro Paganini, per ribadire questo concetto, amava dire: “se non mi esercito per un giorno me ne accorgo solo io, se non lo faccio per tre giorni se ne accorgono anche i direttori di orchestra, se non lo faccio per una settimana se ne accorgono tutti”.
Quindi è essenziale per un creativo avere insita nella propria anima la scintilla, il dono dell’astrazione e della creazione, ma lo è altrettanto il coltivare certe abilità.
Ho voluto condividere con voi lettori queste riflessioni che devo dire mi sono tornate utili per rinnovare ancora di più l’impegno di crescita personale che ho assunto con me stesso e che spero possano essere d’ispirazione anche per voi. Non è mai troppo tardi per iniziare a crescere, ma soprattutto non è necessario essere geni per aggiungere un tassello alla cultura dell’umanità, ciascuno possiede dentro di se un dono unico e irripetibile. Non lasciate che i vostri sogni, i vostri pensieri, le vostre idee, rimangano sospesi in un limbo oscuro. Non importa in quale modo sceglierete di esprimere la vostra arte, pittori, scultori, musicisti, attori, chef, scrittori, ognuno può canalizzare la propria personale scintilla nel modo a lui più congeniale, l’importante è non rimandare ancora. Le nostre potenzialità interiori non hanno limite, ma purtroppo il tempo a nostra disposizione è limitato e in questa breve parentesi è nostro dovere non sprecare la grande opportunità che ci è stata regalata.
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