La paura
è l'incertezza
in cerca di sicurezza.
J. Krishnamurti
Quante volte per scherzo, da ragazzi andando a scuola abbiamo pensato: “ho paura dell’interrogazione, se riesco a camminare in tutte le commettiture delle mattonelle del marciapiede da qui a scuola, sicuramente l’interrogazione andrà bene”. Molti di noi poi si sono dimenticati o non hanno più pensato al gioco fatto,
al di la del risultato ottenuto nell’interrogazione. Per alcuni però le cose non vanno così. Mettiamo infatti che dopo quell’innocente gioco propiziatorio l’interrogazione sia andata bene. Il giorno dopo sarò portato a ripeterlo, dopotutto ieri ha portato bene e ho scacciato la paura. E così continuo a riproporlo il giorno dopo e quello dopo ancora. Alla fine posso arrivare a pensare che se camminando non passo per le commettiture delle mattonelle le cose non potranno che andare male.
Ed ecco che un gioco si trasforma in un rituale da eseguire alla lettera perchè se non lo faccio la paura arriverà certamente, quindi il rituale mi protegge.
Come suggerì Gandi:
“Bada ai tuoi pensieri perché i tuoi
pensieri diventano le tue parole.
Bada alle tue parole perché le tue parole
diventano le tue azioni.
Bada alle tue azioni perché le tue azioni
diventano le tue abitudini.
Bada alle tue abitudini perché le tue
abitudini diventano il tuo carattere.
Bada al tuo carattere perché il tuo
carattere diventa il tuo destino”.
Il problema diviene invalidante quando
divento schiavo dei rituali che dovrebbero proteggermi.
I rituali possono presentarsi in varie
modalità, ma essenzialmente si dividono in propiziatori e riparatori. Il primo
tipo lo abbiamo già osservato prima nell’esempio dello scolaro. Quindi metto in
atto delle azioni perchè se non lo faccio qualcosa potrebbe andare storto.
I rituali riparatori vengono invece messi
in atto dopo che qualcosa è avvenuto, ad esempio un soggetto ossessivo per le
contaminazioni si laverà le mani un certo numero di volte dopo aver stretto la
mano a qualcuno perchè se non lo fa esattamente come richiesto dal rituale non
si sentirà decontaminato e l’ansia lo assalirà.
L’autoinganno in ogni caso è sempre “se
metto in pratica questa azione non può succedere niente di male”.
Le tentate soluzioni che di solito
vengono adottate ma peggiorano e mantengono il problema sono:
Un controllo delle proprie azioni e del mondo così ben riuscito da non poterne più fare a meno. Il controllo spesso è esteso anche ai familiari che sono costretti ad eseguire alla lettera tutte le richieste.
Evitamento
La paura di confrontarsi con certe situazioni difficilmente controllabili induce spesso chi soffre di questo disturbo ad evitarle. Tornando all’ossessivo delle contaminazioni, difficilmente si esporrà alle situazioni che ritiene “pericolose” come andare in un ascensore pieno di persone o a teatro, circondato da così tante potenziali contaminazioni.
Ricerca di rassicurazioni
Non fidandosi più del proprio giudizio, tende a cercare rassicurazioni nelle persone di fiducia o negli ultimi tempi andando magari a cercare nel web le risposte ai quesiti che li tengono sulle spine. Questa modalità comportamentale però ha un duplice effetto. Il primo positivo ma momentaneo è che vengono realmente rassicurati dagli altri, quindi la loro ansia si abbassa, ma tale effetto ha breve durata perché finiranno per non fidarsi più della propria possibilità di giudizio, e la loro autostima scenderà sempre di più. Quindi saranno costretti come in un circolo vizioso a basarsi sempre sul giudizio degli altri.
La Terapia Breve strategica risulta molto efficace nel trattamento dei disturbi ossessivo compulsivi, attestando la percentuale di risoluzione completa del problema nell'89% dei casi trattati.
G. Nardone, Solcare il mare all’insaputa del cielo, Milano, Ponte alle Grazie, 2008.
I. Conti, Autoinganni, Milano, Franco Angeli, 2012.
G. Nardone, Paura, panico, fobie, Milano, Ponte alle Grazie, 1993.
Dr. Patrick Bini
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