Ogni uomo è due uomini:
l'uno è desto nelle tenebre,
l'altro dorme nella luce .
Kahlil Gibran.
. L’assunzione di un ruolo di vittima e l’atteggiamento di rinuncia naturalmente si ripercuotono sul lavoro, sugli affetti, sulla propria autostima. Nel suo animo non c’è spazio per il piacere ma solo per sentimenti di rabbia, solitudine, disperazione, assenza di speranza.
Da
dove scaturisce tutta questa sofferenza, come si è giunti a costruire una
situazione dalla quale non sembra esserci una via d’uscita, perchè ogni
problema appare insolubile e insormontabile?
Dal
punto di vista Strategico lo stato depressivo rappresenta la conseguenza di
vari tentativi fallimentari reiterati nel tempo di risolvere i propri problemi.
La serie di insuccessi in uno o più campi della propria vita inizia pian piano
ad incrinare il proprio senso di autoefficacia, i problemi diventano insolubili
e quando apparentemente non c’è una soluzione l’unica cosa da fare è
arrendersi. Proprio perchè a sgretolarsi gradualmente è il proprio senso di
resilienza (capacità di affrontare le avversità della vita, di superarle e di
uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente), pian piano come un
epidemia il senso di disagio dilaga investendo gradualmente tutti gli ambiti di
vita.
Il
senso d’impotenza può sfociare in varie forme di depressione che variano in
base a chi viene attribuita la colpa per i propri insuccessi:
Radicale,
cioè colui che crede di essere sempre stato depresso, è lui ad essere
sbagliato, il mondo e gli altri invece sono giusti.
La
vittima di sé stesso, o l’illuso deluso di sé, che si arrende o delega
(differisce dal precedente perché ricorda com’era prima dell’insorgenza del
disturbo).
La
vittima degli altri, o illuso degli altri, che tende a delegare.
La
vittima del mondo, che pretende perché crede di essere nel giusto, sono gli
altri che possono cambiare.
Le
tentate soluzioni che di solito vengono adottate ma peggiorano e mantengono il
problema sono:
Rinuncia
A
seconda di quanto questa tentata soluzione disfunzionale ha dilagato nella vita
del depresso, la rinuncia può essere parziale o globale. La prima investe solo
alcuni aspetti della vita, in particolare in quegli ambiti che hanno dato
origine al dubbio (se ad esempio sono stato mollato da diverse ragazze e non
riesco a capacitarmi del perché, probabilmente la mia depressione sarà
incentrata sulla vita relazionale e di coppia in particolare). La rinuncia
globale invece investe tutti gli ambiti di vita e di solito rappresenta una
conseguenza della parziale. Il nostro cervello infatti tende a riproporre gli
schemi di comportamento e di pensiero
che vengono reiterati anche se disfunzionali. Ed ecco che se inizio a
rinunciare per non affrontare alcuni problemi di una sfera specifica, perché non so come fare, tale percezione di inadeguatezza può pian piano divenire il
mio modo d’essere e di percepirmi, quindi dilagare a macchia d’olio in tutti
gli ambiti di vita.
Vittimismo
Scaturisce
dalla rinuncia che pone il paziente nel ruolo di vittima. Si percepisce come
colui che subisce la realtà. Come abbiamo visto egli rinuncia perché crede di
non avere i mezzi o perché la situazione non e di per se modificabile. L’autoinganno
che cela la verità è: non sono in grado, quindi rinuncio, quindi sono vittima.
Delega,
pretende
Quando
il senso d’incapacità arriva ad investire ogni ambito, il soggetto inizia a non
prendere più iniziative, non riesce più a fidarsi di se stesso e delle proprie
capacità, e da solo non riesce a trovare una via d’uscita. Per questo tende a
delegare agli altri la soluzione dei propri problemi. Addirittura, visto che si
sente vittima, l’aiuto degli altri non viene percepito come un piacere, ma come
dovuto, e spesso tutta la famiglia diviene ostaggio delle sue richieste. La
tentata soluzione dei cari di aiutarlo, diviene disfunzionale perché i
familiari trasmettono un doppio messaggio. Il primo è ti voglio bene quindi ti
aiuto volentieri; il secondo è invece: ti aiuto perché da solo non sei in grado.
Come
comprenderete a lungo andare il senso di autoefficacia viene limato giorno per
giorno, consolidando la sua credenza di incapacità.
La Terapia Breve strategica risulta molto efficace nel trattamento della depressione attestando la percentuale di risoluzione completa nell'82% dei casi trattati.
Bibliografia:
E. Muriana, I volti della depressione, Milano, Ponte alle Grazie, 2006.
G. Nardone, Solcare il mare all'insaputa del cielo, Milano, Ponte alle Grazie, 2008.
A. Bandura, Il senso di autoefficacia, Trento, Edizioni Erickson, 1995
Psicologo Perugia
Psicologo Sinalunga (siena)
Dr. Patrick Bini
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